Buongiorno, seguendo il filone su come organizzare un corso sulla comunicazione efficace, siamo arrivati alla terza puntata. Dopo la presentazione fatta dall’eterna stagista Eleonora nella quale si riepilogava il contenuto dei vari articoli che si sarebbero susseguiti. Dopo che la compulsiva Bea vi ha spiegato come organizzare la sala e quali sono i software migliori per la vostra presentazione ed il killer Beppe come trovare i vostri studenti tocca a me garantirvi l’attenzione dei vostri studenti.
La prima volta che ho dovuto tenere un corso sulla comunicazione efficace sono andato in crisi. I miei obiettivi erano semplici; in poche ore di lezione avrei dovuto trasformare un gruppo di giovani donne in una squadra d’assalto d’elite, promoter in grado di attirare l’attenzione di chiunque e convincerli che il prodotto che stavano esaltando fosse essenziale per la sopravvivenza.
Queste cose non si inventano, si devono pianificare, dovevo insegnar loro tutto quello che sapevo, riducendo i tempi e massimizzando il rendimento.
Per prima cosa ho dovuto quindi capire io come essere efficace, ci sono riuscito solo grazie ad una attenta comunicazione non verbale.
La comunicazione interpersonale in cifre
Giusto per davi un’idea, quando parliamo con qualcuno il 93% di quello che comunichiamo passa attraverso la comunicazione non verbale (movimenti, postura, tono e timbro di voce, inflessioni…). Un corso sulla comunicazione efficace non può non tenere in considerazione un aspetto che, da solo, ha un peso così forte. Fanno parte della comunicazione non verbale tutti quegli elementi che sono legati a quello che normalmente viene definito “linguaggio del corpo” (postura, movimenti , espressioni facciali…)
Perché è così importante per un corso sulla comunicazione efficace
Se la comunicazione verbale raggiunge la neocorteccia, quella parte del cervello preposta all’elaborazione delle informazioni complesse, la comunicazione non verbale parla direttamente con il sistema limbico.
Ogni volta che ci relazioniamo con il mondo, il nostro cervello è sempre inconsciamente vigile, viviamo in un “mondo di pericoli”; dobbiamo capire se la persona di fronte a noi vuole fregarci, se una macchina ci sta per investire o se quel cane potrebbe morderci.
La comunicazione non verbale si inserisce in questo contesto.
Per tenere un corso sulla comunicazione efficace il nostro intento di formatori è quello di tenere sempre gli studenti vigili
Dobbiamo sempre tenere allerta i nostri studenti ed ecco che qualche trucco possiamo applicarlo.
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Entriamo nelle loro zone di controllo
Ognuno di noi ha delle aree attorno al proprio corpo alle quali concede l’accesso solo a determinate persone.
Immaginatevi come una struttura governativa da film americano nella quale i vari agenti hanno la possibilità di accedere solo ad aree specifiche. Il capo della struttura può arrivare ovunque, anche nelle aree più segrete (pensandoci un po’ sopra mi rendo conto che anche l’addetto alle pulizie può farlo) mentre un normale agente può solo arrivare sino ai pochi uffici adiacenti all’atrio. Chi supera queste aree fa scattare un campanello d’allarme.
Il cervello umano funziona allo stesso modo, ad alcuni permettiamo di avvicinarsi più di altri e se qualcuno che “non ha il pass” entra in un area a lui interdetta attiva il nostro campanello d’allarme e attira la nostra attenzione.
In un contesto di corsi l’area coinvolta è quella sociale, che si potrebbe definire come una zona di confort che si estende dagli 1,2 ai 3,5 mt attorno a noi (o a seconda della struttura dell’aula); per maggiori informazioni puoi consultare la voce prossemica su wikipedia.
Se vedi che un tuo studente sonnecchia, non urlargli dietro improperi, inizia a muoverti verso la sua posizione, vedrai che istintivamente si rassetterà e ricomincerà a seguirti con attenzione.
Se poi ti rendi conto che è l’intera classe ad essere distratta avvicinati ai cappotti appesi, otterrai immediatamente l’attenzione di tutti; noi infatti tendiamo ad estendere la nostra area di controllo anche alle nostre proprietà.
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La postura
Vi avranno ormai detto e ridetto sino allo sfinimento che la postura corretta deve essere quella di apertura, di ascolto di dialogo. Polsi rivolti verso l’interlocutore, inguine esposto e così via. Mi chiedo perché? Si, dal mio punto di vista sono dell’idea che un corso sulla comunicazione efficace, soprattutto di poche ore, non debba essere rilassato.
Il mio obiettivo come formatore non deve essere quello di far stare a proprio agio i miei studenti. Ma di trasmettergli delle competenze mantenendo costante la loro attenzione.
Per farlo ho bisogno che questi siano vigili.
Perché siano vigili io non devo farli sentire al sicuro.
Non dico di girare per le postazioni con una spranga di ferro in mano, ne di puntare costante il dito verso chiunque (l’eccessiva ansia genera prestazioni negative distogliendo l’attenzione) ma di trovare un giusto compromesso fra la sana paura e il rilassamento.
Camminate, muovetevi, guardate gli interlocutori con attenzione. Siate un po’ aggressivi!
A volte mi diverto particolarmente a bloccarmi, osservare qualcuno con attenzione per qualche secondo e poi continuare come se nulla fosse, vi garantisco che riesco ad ottenere la sua attenzione (ed anche quella di tutti gli altri) per i 30 minuti successivi.
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I movimenti delle mani
A differenza di quello che mi raccontava mia nonna gesticolare è uno strumento estremamente utile per sottolineare alcuni aspetti.
Quando spiegate le cose, coinvolgete l’udito. La voce è uno strumento estremamente importante ma se viene supportato dall’intervento di un altro senso (in questo caso la vista) i canali di trasmissione delle informazioni al cervello raddoppiano. E questo favorisce il passaggio dei ricordi dalla memoria a breve a quella a lungo termine. Se poi riusciste a coinvolgere anche l’olfatto, il tatto ed il gusto renderete il corso indimenticabile.
Direi che mi sono dilungato sin troppo con questo articolo. Ci sarebbero ancora numerose cose da dire ma i miei colleghi stanno cercando di allontanarmi dalla tastiera con la forza, incredibilmente adducono la vostra sanità mentale come giustificazione al loro indomito comportamento.
Spero comunque di non avervi ammorbato troppo e sono convinto che, se troverete questo articolo interessante, sarete più che felici di condividerlo. Altrimenti…
Se poi passate da qui venitemi a trovare, sarò ben felice di continuare ad ammorbarvi.