Essendo un formatore professionale, ogni giorno nel tuo ambiente di lavoro hai a che fare con gruppi eterogenei e con le conseguenze che questo comporta. Spesso durante la formazione, il lavoro viene ostacolato da polemiche, screzi o semplici divergenze di opinione che mettono a repentaglio anche l’esito del tuo lavoro.
Gestire tante personalità e prospettive diverse comporta fatica e stress. Una soluzione però c’è e viene dalla filosofia!
Sì lo so, non te lo aspettavi. In Italia si parla poco delle pratiche filosofiche e di come possano migliorare un ambiente di lavoro. Ecco allora alcune informazioni che possono esserti utili!
Cosa sono le pratiche filosofiche
Le pratiche filosofiche sono delle tecniche che riescono a costruire un’identità collettiva e a migliorare la vita all’interno dell’ambiente di lavoro. Questo servendosi della tradizione filosofica per ottenere un effetto pratico.
Dove nascono
Questo insieme di pratiche ha iniziato a prendere forma nella Germania del primo ‘900, diffondendosi poi nel Regno Unito e negli Stati Uniti.
In Italia sono ancora poco conosciute, ma all’estero i filosofi sono fortemente richiesti nelle aziende per il loro potenziale formativo e i benefici che comportano nell’ambiente di lavoro.
La filosofia nell’ambiente di lavoro: perché
Infatti, le pratiche filosofiche non riguardano i filosofi di professione. Sono richieste da quei gruppi di lavoro che hanno l’esigenza di analizzare problemi legati collaborazione o che abbiano verificato come i valori aziendali non funzionino nella pratica e debbano riformularli.
L’effetto reale
L’utilizzo di queste “tecniche” filosofiche permetterà di ricompattare il gruppo. Creano infatti consenso attraverso la creazione di un linguaggio condiviso e di uno spirito di squadra.
Nella formazione
Sono perfette anche nella formazione perché permettono di:
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- chiarire problemi impliciti all’ambiente di lavoro;
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- sviluppare consapevolezza e identità di gruppo favorendo lo scambio e la cooperazione;
- produrre innovazione e far crescere la creatività.
La formazione socratica
Per un formatore, tra le varie pratica filosofiche quelle più utili saranno certamente il dialogo socratico e le pratiche ad esso affini (disputatio e dilemma training).
Queste, attraverso la concettualizzazione delle esperienze personali, produrranno effetti positivi e stimolanti per tutto l’ambiente di lavoro.
Il filosofo-formatore
Il tuo compito in questo percorso sarà quello del filosofo facilitatore. Ti dovrai cimentare nell’ardua impresa di mantenere un atteggiamento neutro e distaccato, in quanto dovrai mediare e moderare la discussione tra i dialoganti.
Come funziona?
Il Dialogo Socratico avrà la sua massima efficacia su un gruppo di massimo quindici persone e dovrà svolgersi seguendo questi otto momenti nel loro ordine:
- In base agli interessi del gruppo viene posta una domanda di carattere generale. Per esempio, lavorando con i dipendenti delle aziende potrebbe presentarsi la questione della responsabilità. Il problema iniziale sarà quindi “cos’è la responsabilità”;
- Ogni membro del gruppo deve portare un esempio personale che ritiene essere una risposta adeguata alla domanda posta;
- Il gruppo deve scegliere tra gli esempi proposti quelli che ritiene più significativi;
- I “portatori” degli esempi prescelti devono raccontarli con più dettagli e partecipazione emotiva. In questo modo vengono forniti maggiori elementi alla discussione;
- Vengono analizzati i vari elementi degli esempi scegliendo quello più utile a fornire una risposta alla domanda iniziale;
- A partire da questo elemento chiave si procede alla formulazione di una definizione dell’oggetto iniziale (“responsabilità” nel nostro esempio);
- Si ritorna sugli esempi iniziali applicando anche a questi la definizione per poterla ampliare e/o modificare;
- Si cercano dei controesempi per verificare possibili confutazioni alla definizione.
Le regole per un buon dialogo
Anche se favorisce la riflessione e la creatività, il dialogo socratico non è un flusso di coscienza caotico. Dovrai seguire delle regole fondamentali nel suo svolgimento:
- La prima (e imprescindibile) regola è la sospensione del giudizio. In quanto “filosofo facilitatore” dovrai assicurarti che alle affermazioni non si risponda in termini giudicanti. Questi potrebbero spaventare e allontanare l’obiettivo che è rendere l’ambiente di lavoro un luogo di confronto e crescita;
- Proprio per lo spirito di coesione che si ricerca, bisogna mettere in chiaro che non si tratta di una gara. Non vince chi offre la definizione migliore. Nessun vincitore o vinto, si dialoga per il miglioramento del gruppo!
- A questo proposito bisogna evitare i monologhi (in un gruppo che funziona non c’è spazio per l’ego). Bisogna favorire l’ascolto partecipato e la comprensione degli altri punti di vista esprimendo i dubbi in maniera diretta e sincera, ma non in tono polemico;
- Il dialogo non è un momento di sfoggio culturale. Bando all’autorità filosofica e letteraria: l’obiettivo è raggiungere una definizione comune. Non ci interessa cosa pensasse Aristotele o Cicerone di quel particolare problema, vogliamo il pensiero dei partecipanti! L’ipse dixit è crollato con la rivoluzione scientifica, sù!
Prendila con filosofia!
Ovviamente non ci si può improvvisare “filosofo” dall’oggi al domani, è necessario studio e conoscenza. Se però l’argomento ti incuriosisce, credo valga la pena approfondire queste competenze per risparmiarti la fatica di avere a che fare con un gruppo indisciplinato e, soprattutto, per ottenere tanta gratificazione!
I risultati saranno visibili anche per i partecipanti, che verranno stimolati nella creatività e nella capacità di relazione con gli altri. L’ambiente di lavoro diventerà un luogo di innovazione e confronto.
Contribuisci anche tu al miglioramento dei rapporti tra colleghi e della saluta dei formatori d’Italia: condividi questo articolo in nome della filosofia!