Giornata tipo di un avvocato
07:20. Suona la mia dannata sveglia: 30 secondi netti e mi riaddormento.
07:35. Suona per la seconda volta la dannata sveglia. Cerco di autoconvincermi che sarà una giornata meravigliosa: inutile illusione. Posticipo la sveglia e mi riaddormento.
07:50. Suona la sveglia per la terza volta, ora è quella giusta.
08:00. Colazione: inesistente. Sono terribilmente in ritardo e questa notte ho dormito 6 ore scarse. I miei amici dicono che soffro di dipendenza da lavoro, forse hanno ragione. Ho passato la notte a compilare le bozze di atti giuridici arretrate.
08:15. Autobus: ho un’udienza alle 09:00 in centro. Odio prendere i mezzi pubblici, metto la mia playlist e cerco di isolarmi. Nel frattempo tento di memorizzare i punti cruciali del mio discorso.
09:00. Show must go on! Dimenticatevi i plateali processi di Law and Order, la realtà è ben diversa. Talvolta un’udienza non è altro che pura formalità: è tutto scritto nelle bozze dei verbali. Infatti questo genere di udienze sono la parte del mio lavoro che odio.
11:05. La tortura è durata due ore. Sono sopravvissuto. Dopo aver mangiato qualcosa torno nel mio ufficio.
12:25. Arrivo nel mio ufficio. Consulto la mia agenda legale: non ho nessun appuntamento prima delle 14:00. Miracolo! Per una volta mi porto avanti: passo alla redazione degli atti che rimangono.
14:00. Arriva il mio cliente, è la prima volta che lo incontro. Un signore di circa cinquant’anni: mi dice che deve gestire un divorzio turbolento. Amo fare il Freud: i primi incontri con i nuovi clienti non sono poi così diversi dalle sedute da uno psicoanalista. Cerchi di tranquillizzarlo e di comprendere i suoi problemi: usi una quantità enorme di frasi fatte, ma ti senti il re degli psicologi.
17:08. L’incontro non voleva finire, l’uomo non la smetteva di parlare di sua moglie. Squilla il telefono: è una cliente che avrei dovuto incontrare alle 18:30, mi dice che non può perché si è ammalata. Secondo miracolo del giorno! Mi dedico, per concludere, alla lettura di prossime cause. Non mi sembra possibile: per la prima volta sto anticipando il mio lavoro.
17:35. Sto leggendo l’ultimo fascicolo di una causa: dovrò difendere un uomo accusato di evasione fiscale.
17:45. Fumo una sigaretta. Ripenso all’evasore, so che è colpevole. Molti di noi avvocati credono di essere paladini della giustizia. Forse per l’immaginario comune è così. Amiamo il nostro lavoro perché siamo affascinati dalle ramificazioni della legge, da come le mille sfaccettature del diritto vengano applicate alla contingenza di svariate situazioni. A volte però fare l’avvocato non vuol dire altro che assumere una posizione che non ti appartiene e cercare di difenderla in tutti i modi. Talvolta i principi di bene o male, giusto o sbagliato, perdono di significato.
20:00. Torno a casa, questa sera voglio staccare la spina. Faccio cena. Accendo la tv e ascolto qualche politico sbraitare.
23:00. Il sonno sta avendo il sopravvento. Non credo che domani avrò la stessa fortuna di oggi, quindi meglio riposare.
Orari martellanti a quanto pare, eh? Continua pure a leggere “WORKHAOLISM: IL TROPPO LAVORO DEGLI AVVOCATI“