Come ogni venerdì, puntualmente in ritardo, sempre più richiesta, con affetto e passione, una rubrica di cui potevate fare a meno che parla di cose che interessano solo a me. Questo venerdì vi parlerà (con un pochino più cognizione di causa) della cipolla di tropea.
Il mio monologo con me stessa di questa settimana parte da un simpatico nuovo arrivo in OSCARD, nuovo assunto che speriamo resti con noi per sempre, direttamente dalla Calabria, siore e siori il pacco daggiù.
Arrivato, bello come il sole a Novembre, questo mercoledì e si è presentato subito diviso in quattro meravigliosi colli voluminosi e dal peso specifico non indifferente. Se n’è accorto anche il nostro solito corriere (ciao Manu!) che ha un po’ effettivamente un po’ faticato nel consegarceli.
Quarantotto chili di puro amore familiare, dodici dei quali sotto forma di maestosa cipolla di tropea.
E che vi devo dire, mi ritengo una delle massime esperte dell’isolato in materia di cipolle. Probabilmente in parte perché spesso sono la base della mia alimentazione in quei giorni in cui decido che la socialità è una cosa totalmente sopravvalutata. In parte perché ho sempre abbracciato le mie origini greche che mi hanno insegnato che puoi essere cipollara e socievole insieme che tanto mal comune mezzo gaudio.
Nel mio essere massima esperta mondiale dell’isolato in materia di cipolle, ed essendo stata di persona in Calabria solo e soltanto per comprare trentaseimila trecce di cipolla di tropea, per una volta in vita mia potevo parlare con cognizione di causa.
Quando, ad un tratto, dal nulla, alle mie spalle, d’emblée (o come avrei scritto prima di googlarlo: damblè), una voce.
S:“Voi non ce l’avete una cipolla tipica così”
Oh ma oh, ma che è, ma voi chi? Ma che stai a dì, certo che ce l’abbiamo, ma che scherzi? Oh che in Calabria ci sarà pure la cipolla di Tropea, ma in Emilia abbiamo la cipolla di Medicina! Che tra l’altro ha pure un suo sito, e c’è pure bianca, dorata e rossa. Ed è molto più elitaria della cipolla di Tropea. Solo per le principesse antisociali.
Il mercoledì pomeriggio è proseguito con me che decanto le proprietà della cipolla di medicina, Salvo che decanta quelle della cipolla di Tropea e il Beppe che ci butta lì la cipolla bianca di Castrovillari. Tanto per confonderci un po’.
Ho cercato anche su internet “cipolla di Tropea VS cipolla di Medicina”, e niente, ho trovato un buco di informazione da riempire. Quindi visto che interessa ad almeno due persone (che siamo io e mia mamma) penso che aprirò un blog sui miei bulbi preferiti.
Oggi è venerdì, il pacco si è sensibilmente vuotato, io gliel’ho detto a Salvo che secondo me farli arrivare in ufficio non è una buona idea perché ci arriviamo per prime io e Ross. E vabbè, meglio per noi.
E comunque vi lascio con una bella cit, perché citare mi fa sentire colta.
“Se vuoi fare il figo usa lo scalogno” (ciao Cracco, tvb)
A venerdì, con il prossimo delirio.
Baci,
Bea
P.S: qui il delirio su Sanremo